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Selezione di alcuni stralci da testi e pubblicazioni


Tutti gli scritti possono essere consultati previa richiesta e accordi con lo studio Maraniello.

1984
L’Alto Adige
Le “strutture” di Maraniello - Lo spazio magico

BOLZANO - Entro la spazialità delle opere di Giuseppe Maraniello (Galleria Il Sole, fino al 19 maggio) si cela ambiguo il simbolo del tempo. Il tempo “pieno” come continuo presente, come tempo mitico senza passato né futuro, scandito dalla materia-colore, quello sfuggente, somma immensa di istanti come “corda coperta di nodi”, rappresentato da archetipi misteriosi (il Centauro-Scorpione, it Bucranio, le Maschere) che sottolineano l'irriducibile ambiguità della vita stessa. Questo abbandonarsi a tutti i travestimenti del mondo, questo introdurre nel tessuto artistico elementi propri della cultura napoletana accordati nella sintesi di pittura e scultura, recupera il linguaggio del rito, del teatro, restituendogli la sua antica efficacia magica. Ma nel teatro la corporeità dell'attore è tangibile mentre è traslata, inafferrabile, remota nella ripetizione del segno, nei frammenti di un codice perduto, nei fil di ferro e di bronzo che descrivendo curve e ombre generano uno spazio transitabile nelle “strutture” di Maraniello. In quelle di legno, come scavate dai piccoli frammenti inseriti, è ancora più evidente come l'artista si serva della realtà come di uno spunto ma mai come modello da imitare: le linee delle “strutture” si presentano come una “tonalità animata”, segni mitici che guidano it nostro sentire oltre l'opposizione di sacro e profano, di conscio e inconscio, di razionale ed irrazionale, recuperando il doppio aspetto di ogni conoscenza umana. L'artista seguendo l'apparente inconoscenza del linguaggio dell'arte giunge così a suggerirci una visione del mondo ricca d'impressioni. 

 

 

Testo di Tilly M. Meazzi

24-04-84

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